Da settembre in poi la maggior parte dei fotografi inizia a lasciare a casa la macchina fotografica. Sbaglia chi si comporta in questo modo. L’autunno, con i suoi colori smaglianti, le sue prospettive velate da tenui nebbie è soggetto fotografico che può dare soddisfazioni meno banali di primavera ed estate.
.Da settembre in poi la maggior parte dei fotografi inizia a lasciare a casa la macchina fotografica. Sbaglia chi si comporta in questo modo. L’autunno, con i suoi colori smaglianti, le sue prospettive velate da tenui nebbie è soggetto fotografico che può dare soddisfazioni meno banali di primavera ed estate. L’autunno è anche stagione di sagre e feste paesane.
Che si abbia una semplice compatta, oppure una sofisticata reflex non lasciamole inoperose in un cassetto.
Il paesaggio
La fotografia di paesaggio è la regina della ripresa autunnale. Le foglie s’accendono di rossi, di gialli, di tutte le sfumature delle tinte cosiddette calde. La natura è sempre uno spettacolo. Interessanti fotografie si possono sempre ottenere, basta avere quello che si dice “occhio fotografico”. Non è altro che la capacità di osservare in termini fotografici, secondo i parametri di inquadratura, prospettiva, illuminazione. Lunghezza focale più adatta per il paesaggio è quella che…dà risultati migliori. Non è una battuta. E’ un incoraggiamento a non seguire lo scontato consiglio che vuole il grandangolare come focale più adatta per questo genere di ripresa. La ripresa col grandangolare è solamente una delle tante possibili. E spesso non è la soluzione migliore per riprendere la realtà che si ha davanti. Molte volte un teleobiettivo permette di ottenere paesaggi più interessanti e meno banali. Che si usi il grandangolare o il teleobiettivo, nella economia finale della ripresa, il fattore più importante è il punto di ripresa. Da questo dipende la prospettiva. L’esperienza di tutti i fotografi di paesaggio consiglia di adottare un punto di ripresa più elevato rispetto al soggetto. In questo modo, qualunque sia la focale usata, correremo il rischio che i soggetti vicini coprano quelli lontani. Non ci facciamo mai caso, ma i cosiddetti punti panoramici di un qualsiasi itinerario turistico, sono sempre più elevati rispetto al panorama da ammirare.
Tramonto e alba autunnali sono sempre caratterizzate da brume e nebbie. Bisogna approfittarne.
La composizione
La prima difficoltà incontrata quando si fotografa un qualsiasi soggetto è la composizione. Si vorrebbe comprendere tutto nell’inquadratura. Il paesaggio presenta sempre più punti d’interesse di quanti ci consente di riprendere il campo abbracciato dall’obiettivo. Tutte le volte che si scatta una foto si fa una scelta, eliminando questo o quel particolare. Purtroppo non sempre si riesce a fare quanto si desidera. Non è una ripresa in studio, con il soggetto a nostra disposizione. Il punto di ripresa condiziona le relazioni dimensionali tra il primo piano e lo sfondo e tra i vari elementi che si trovano dentro la scena. Per questo il punto di ripresa consente di variare a volontà le loro grandezze relative. Basta spostarsi un po’ più avanti o un po’ più indietro e usare l’obiettivo grandangolare per rendersene conto. Ciò perché: se si includono nella scena da riprendere più elementi, automaticamente si suggerisce che tra loro esiste un rapporto. Tuttavia questo rapporto non è dato una volta per tutte. Secondo la focale usata e il punto di vista scelto, tutto cambia.
Il velo atmosferico
Le giornate d’autunno, specie al mattino, sono caratterizzate da leggere nebbie. Ciò non deve essere visto come un ostacolo per ottenere una buona ripresa. Il velo atmosferico in generale è un filtro che riduce il contrasto generale della immagine. La visione umana associa l’abbassamento del contrasto e l’indeterminatezza dei contorni causati dalla bruma alla distanza. Un leggero velo atmosferico può essere una opportunità per il fotografo, non un ostacolo da superare. I teleobiettivi, usati da grande distanza, aumentano questa impressione. La mancanza di nitidezza è determinante per dare l’impressione della profondità. Più la nitidezza diminuisce dal primo piano verso lo sfondo, più questo sembrerà lontano. Causa del velo atmosferico sono le particelle solide in sospensione nell’aria. Secondo le loro dimensioni si avrà un effetto piuttosto che un altro. Le più piccole disperdono le lunghezze d’onda più corte e ciò causa una dominante azzurrina. Se le particelle sono molecole d’acqua, si avrà una velatura non azzurrina ma bianca. In queste condizioni la prospettiva aerea si rafforza. Una situazione di ripresa tipica è la classica fila di colline che parte dal prima piano e scala fino all’orizzonte.
Profondità e composizione
Non solo il velo atmosferico aumenta l’impressione della profondità. L’ampio respiro di certi paesaggi autunnali è dato anche dalla composizione dell’immagine. La fotografia è la rappresentazione bidimensionale di una realtà che è tridimensionale. Le linee, lungo le quali è organizzata l’immagine, sono la causa della prospettiva che tale immagine offre. Molte foto di paesaggio si possono organizzare lungo linee parallele. Tali linee sembrano convergere in uno o più punti situati all’orizzonte. Tutte le linee diagonali suggeriscono l’impressione della profondità. Basti pensare a una fila di alberi illuminati dalla luce del tramonto. Il grado di convergenza delle linee verso il punto di fuga è determinato dall’angolo di ripresa. Anche la focale determina il grado di convergenza delle line. Il grandangolare aumenta l’impressione della profondità. Per questo motivo l’uso delle corte focali è sempre associato alle prospettive esasperate, con un forte senso di tridimensionalità.
Il nostro è il Paese del vino. Una buona occasione per il fotografo che, d’autunno non deve faticare molto a trovare i vigneti colorati dell’autunno.
Gli effetti negativi del velo
Alcune volte il velo atmosferico può aiutare il fotografo. Altre volte lo danneggia. Tra gli effetti negativi vanno citati: la ridotta incisione dell’immagine e la desaturazione delle tinte. Per evitarli si possono usare alcuni accorgimenti. Il primo è l’uso di filtri UV e Polarizzatore. Il primo agisce sulle lunghezze d’onda più corte della luce violetta, la UltraVioletta appunto. La percentuale di UV nel velo atmosferico è notevole, poterla ridurre, almeno un po’, aumenta la nitidezza generale dell’immagine. Il secondo, invece, riduce progressivamente la quantità di luce riflessa dalle particelle in sospensione, diminuendo così l’effetto velo. Il risultato sono immagini più nitide e dai colori maggiormente saturi. Anche l’illuminazione sotto la quale si riprende il soggetto, può ridurre il velo. Quella frontale lo accentua, creando un specie di effetto nebbia, uguale a quello che si ha quando, in automobile, in una serata nebbiosa si accendono gli abbaglianti. L’illuminazione laterale del sole basso sull’orizzonte, invece, lo diminuisce. Anche la distanza tra soggetto e punto di ripresa influisce. Più la distanza è grande, più velo atmosferico sarà presente.
La fotografia digitale riesce a produrre immagini anche in condizioni molto difficili. La luce sotto il pioppeto era veramente scarsa. Mettendo la fotocamera su treppiede, impostando una sensibilità di 800 ISO è stata ottenuta una immagine d’effetto.
A distanza ravvicinata
Le foglie con i loro colori smaglianti, sono fonte di macroriprese molto interessanti. I risultati migliori si ottengono con una reflex a obiettivi intercambiabili. Questo tipo di fotocamera permette di usare gli obiettivi cosiddetti macro, studiati apposta per la ripresa ravvicinata a rapporti di riproduzione fino a 1:1 e anche accessori come tubi e soffietti di prolunga che ingrandiscono ancor di più il soggetto. Indispensabili, per ottenere buoni risultati, sono il flash e il treppiede. Più s’ingrandisce il soggetto, più s’ingrandiscono anche gli eventuali errori di ripresa, come il micromosso. Fissare la fotocamera a un treppiede è garanzia di immagini sempre ferme. Ciò vale in modo particolare se si riprende in luce naturale, senza l’aiuto del flash. Per garantire un tempo breve conviene sempre usare una sensibilità media, intorno ai 400 ISO. Il diaframma, infatti, dev’essere piuttosto chiuso, non meno di f/8, se si vuole ottenere una discreta profondità di campo. Più si aumenta il rapporto di riproduzione, più la zona del soggetto a fuoco si riduce. L’uso del flash è consigliabile perché la brevissima durata del lampo “congela” i movimenti accidentali.
L’illuminazione in controluce è quella che meglio mette in risalto i colori e la trama delle foglie. L’illuminazione può essere quella del flash, oppure quella del sole.
Foglie, il soggetto più comune
L’obiettivo più adatto è il 60mm macro. Si può usare sia la illuminazione artificiale, sia quella naturale. Quando si usa la luce naturale è bene cercare sempre una illuminazione controluce, o semi controluce. Le foglie sono tutte un po’ trasparenti e questo modo di illuminare riesce a mettere meglio in risalto i colori, e anche la sottile trama interna. Se si usa la luce di un flash accessorio, separato dalla macchina fotografica, il controluce è un modo d’illuminare molto efficace. Se si fotografa con il flash diretto è consigliabile dotare la parabola di una calottina di plastica bianca che diffonda la luce. La luce del flash incorporato alla macchina non dà buoni risultati. La posizione migliore del flash separato, per mettere meglio in risalto la foglia è di lato e leggermente in alto rispetto a questa. In questo modo si creano volumi corposi e si esaltano le trasparenze. Spesso la luce del flash fornisce un contrasto troppo elevato. Per diminuirlo si può agire sia sul programma della fotocamera, quando questa lo permette, impostando la correzione D-Light automatica. Per schiarire le ombre e perciò ammorbidire i contrasti, basta impiegare un cartoncino bianco, di una decina di centimetri di lato, posizionandolo in modo che rifletta nei punti più bui la luce che arriva dal flash. Per dare maggiore rilievo al soggetto molti fotografi lo fanno risaltare su uno sfondo scuro. Il modo più semplice per ottenerlo è mettergli dietro, a circa mezzo metro, un cartoncino nero opaco. Per le macro ad elevati ingrandimenti è molto utile il flash cosiddetto anulare. E’ studiato apposta per fornire una illuminazione morbida e senza ombre. Sia il flash normale, sia quello anulare danno ottimi risultati se usati in completo automatismo di esposizione TTL.
Quando tutta l’altra frutta non c’è più, gli alberi di Kaki offrono sempre frutti colorati.