Paolo Siccardi ha seguito per anni i conflitti nella ex-Jugoslavia. Il 9 febbraio a Torino si ianugura una sua mostra dedicata all’assedio di Sarajevo.
La Storia dei libri di scuola racconta di Sarajevo per quei lontani colpi di pistola, sparati dall’anarchico Princip, che portarono alla Prima Guerra Mondiale.
Per la memoria di molti di noi quel nome, Sarajevo, è l’iconica immagine di Vedran Smailovic, il violoncellista della Filarmonica della città che, per ventidue giorni, suonò l’Adagio in Sol minore di Albinoni tra rotaie divelte e carrozze bombardate della stazione ferroviaria. Quella e altre immagini dell’assedio della città, che durò quasi millecinquecento giorni, da maggio 1992 al febbraio 1996, realizzate da Paolo Siccardi sono esposte, dal 9 febbraio al 19 marzo, a Torino presso il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria in corso Galileo Ferraris 2.
Una dolente carrellata sulla vita quotidiana nella città, tra agguati di cecchini e colpi di mortaio. Una carrellata che, grazie alla professionalità e al sentire di Paolo Siccardi, nulla concede al facile sensazionalismo della fotografia di guerra. Al contrario ci svela l’angoscia del vivere quotidiano senza avere la certezza di sopravvivere fino al giorno dopo.
PAOLO SICCARDI RACCONTA LA PROFESSIONE DI FOTOREPORTER-INTERVISTA