News ultimissime!

Qualunque moderna fotocamera digitale, compatta o reflex, consente di fare della macrofotografia. Lo zoom in dotazione ha un’impostazione macro o una distanza di messa a fuoco minima che permette di avvicinarsi al soggetto e cogliere così aspetti curiosi o addirittura strabilianti che sfuggono a un’occhiata distratta.
La fotografia a distanza ravvicinata consente di esplorare forme e colori, permette di osservare da una prospettiva insolita oggetti di uso comune e di valorizzarne i contenuti assecondando la propria fantasia. Si tratta di una materia che lascia ampio spazio alla creatività, in cui il fotografo non si limita a registrare la realtà così come gli appare, ma interviene attivamente nella composizione e nel punto di ripresa.
I soggetti adatti? Pietre, foglie, oggetti domestici, fiori, insetti e l’elenco potrebbe continuare. L’ostacolo a una maggiore diffusione di questa pratica è che molti fotografi considerano la macrofotografia materia per specialisti, difficile e costosa. In realtà non è così, chi possiede un macrozoom può già cominciare a lavorare con buoni risultati. L’esempio è nelle foto che illustrano questo articolo: sono tutte fatte in casa con oggetti comuni.

 

 

macrofotografia tutorial

 

Matite: delle semplici matite colorate possono costituire un ottimo spunto per foto vivaci senza alcun dispendio di mezzi: luce artificiale filtrata con un pannello translucido per ammorbidire le ombre (foto di Daniele Della Mattia)

 

E’ necessario possedere un’attrezzatura costosa per fare macrofotografia?
Niente affatto. Probabilmente il vostro corredo standard consente di riprendere soggetti a distanza ravvicinata. Molti obiettivi zoom hanno, infatti, la messa a fuoco macro, anche nelle compatte. Se proprio non avete la funzione macro o la minima distanza di messa a fuoco non è sufficientemente… minima, potete sempre avvitare sulla filettatura dell’obiettivo della vostra reflex una lente addizionale.
Disponibili sul mercato con diverse potenze, permettono ottimi ingrandimenti, soprattutto in unione ai teleobiettivi e non riducono la luminosità dell’ottica e quindi del mirino. In più costano relativamente poco e mantengono tutti gli automatismi. La qualità dell’insieme obiettivo zoom + lente non è quella di un obiettivo macro a focale fissa, però è più che soddisfacente nel 90 percento dei casi.

 

macro lente addizionale

 

Caramelle: come per le matite, un pannello translucido ha risolto il problema dell’illuminazione consentendo di avere ombre “morbide”. Il pannello può essere autocostruito con della carta da lucidi o del tessuto di cotone leggero o acquistato già pronto in un negozio di fotografia; comodi i cerchi “collassabili”, leggeri e pratici disponibili in vari diametri. (foto di Daniele Della Mattia)

 

Come funziona una lente addizionale?
In commercio esistono vari tipi di lenti addizionali macro o close-up che dir si voglia. Sono due i principali fattori di cui tenere conto nella scelta: il diametro, ovviamente, che deve essere quello della filettatura filtri dell’obiettivo, e la potenza. La potenza delle lenti si esprime in diottrie (proprio come quella degli occhiali da vista), quindi più alto è il numero di diottrie e più potente è la lente.
Con l’obiettivo impostato su infinito, di qualunque focale, una lente da 1 diottria mette a fuoco a 1 metro, una lente da 2 diottrie a mezzo metro, una da 3 a 33,3 cm e così via. Appare chiaro che, a parità di lente, un teleobiettivo ingrandirà più di un grandangolare, impostando la messa a fuoco su infinito per entrambi.
Ovviamente, diminuendo la distanza di messa a fuoco dell’obiettivo, sarà possibile proporzionalmente avvicinarsi di più al soggetto. Quindi, con le lenti addizionali è meglio utilizzare un teleobiettivo o impostare sullo zoom una focale medio-lunga.
A tutto vantaggio dell’illuminazione e di una maggiore distanza dal soggetto (utile per la foto di insetti).

 

close up tutorial

 

Francobolli: luce artificiale diffusa, pannelli bianchi tutto intorno al soggetto per un’illuminazione uniforme senza ombre e macchina esattamente ortogonale al piano del soggetto. (foto di Daniele Della Mattia)

 

Quale lente scegliere?
Per quanto riguarda la potenza, è meglio non superare le 4 diottrie, 2 o 3 diottrie in genere sono più che sufficienti. Potenze maggiori provocano più aberrazioni, si tratta pur sempre di un componente ottico che si frappone tra obiettivo e soggetto, con tutte le conseguenze he ciò comporta.
A proposito di aberrazioni, se si vuole ottenere la massima qualità, è meglio rivolgere l’attenzione a lenti con uno schema ottico costituito da una coppia di lenti incollate, il cosiddetto doppietto acromatico, che, appunto, minimizza l’aberrazione cromatica generalmente prodotta da una lente normale (l’aberrazione cromatica deteriora l’immagine provocando delle sfrangiature colorate visibili lungo i bordi ad alto contrasto dell’immagine, è un aspetto che si può notare facilmente con una normale lente d’ingrandimento).
Le lenti “composite” costano di più, ma la qualità dell’immagine ne guadagna anche ai bordi. Chiudendo il diaframma, inoltre, si riduce anche l’eventuale vignettatura e gli effetti della curvatura di campo casomai dovessero verificarsi. Esistono anche modelli dotati di rivestimento antiriflesso, nel qual caso la qualità dell’immagine risultante è davvero ottima.

 

obiettivo macro

 

Jeans: anche questa immagine è facilissima da ottenere con pochi mezzi: un obiettivo standard e una lente addizionale. (foto di Daniele Della Mattia)

 

Come si calcola l’esposizione?
Non c’è nessun calcolo da fare: pensa a tutto l’esposimetro incorporato come per le foto normali, dato che la lente addizionale non introduce alcuna perdita di luminosità. Eventualmente, anziché l’esposizione programmata, resta da scegliere quale tipo di automatismo utilizzare, cioè se a priorità dei diaframmi o dei tempi.
La scelta sull’uno o sull’altro automatismo dipende dal risultato che vogliamo ottenere: per esempio, adottando la priorità dei diaframmi, scegliere un diaframma aperto consente di staccare il soggetto dallo sfondo, con un effetto molto piacevole, specie si se adotta la tecnica del controluce. Talvolta però è preferibile chiudere molto il diaframma per avere la massima profondità di campo, soprattutto quando si opera con forti ingrandimenti e si vuole mettere a fuoco il più possibile il soggetto.
Quanto ai tempi, quelli più rapidi servono per scongiurare l’effetto mosso, che nella macro, sempre a causa dei forti ingrandimenti, è più che mai in agguato. L’uso del flash o di un treppiede spesso risolve tutto, anche se complica un po’ le cose. Ma di questo parleremo in seguito.

 

esposizione foto macro

 

a cura di Daniele Della Mattia.

Joomla SEF URLs by Artio