Tassisti, giornalisti e il gioco della briscola, per non parlar dei fotografi. La definizione che più s’attaglia al web è rivoluzione. Come quella dell’89, con relativo seguito di ghigliottine e vandee.
E’ la banale considerazione in questi giorni di tassisti in piazza, di Uber e Flixbus. Tutto ciò, potremmo dire in maniera altrettanto banale e sciatta, non è che la punta dell’iceberg. Sotto, la montagna di ghiaccio è molto più imponente e tocca molti altri mestieri e campi. Rimaniamo nei nostri: la fotografia, il giornalismo. Il muro di carta dei giornali è stato abbattuto da tempo, con ossimorico fragore silenzioso. Ed è stato un fiorire di siti e blog d’informazione, di fotografia. Anche la casalinga di Voghera, oggi, ha un blog. Talora più seguito di quello della BBC. Magnum, è solamente il nome di una bottiglia da un litro e mezzo. I tassisti temono di perdere i benefici della loro licenza. Per giornalisti e fotografi da qualche anno è già realtà. Nostalgia di gilde e corporazioni? No. Nemmeno il luddismo fermò la rivoluzione industriale. Resta una considerazione: tassisti e autisti sono all’attenzione di tutti. Di fotografi e giornalisti nessuno parla. Altro che Quarto Potere: eravamo il Due di Picche e non lo sapevamo. E.P.