“Io la conoscevo bene” era un film di Pietrangeli, uscito verso la fine degli anni Sessanta del secolo passato. Gli anni di Mary Quant, della minigonna, di Blow-Up.
GUARDA IL NOSTRO RICORDO DA UNA RECENTE INTERVISTA
A Milano apriva Il Diaframma, la prima galleria italiana dedicata esclusivamente alla fotografia. La fondava Lanfranco Colombo, dirigente delle acciaierie Riva. Personaggio vulcanico, di quelli che dieci ne fanno, cento ne pensano, mille ne vorrebbero. Vorace di esperienze e prodigo di promesse. Editava la versione italiana del mensile Popular Photography divenuta, scaduti i diritti, Fotografia Italiana. Era direttore della sezione culturale del Sicof, il salone italiano della fotografia. Durante i suoi viaggi di lavoro fotografava e non era un cattivo fotografo. I fotolibri “Cinque Rune” ed “Ex Oriente” lo testimoniano. Lo conoscevo bene. Su Popular Photography Italiana pubblicò un mio reportage dall’Amazzonia. Lo conoscevo bene: negli anni Settanta mi volle nella sua redazione di Fotografia Italiana e nell’organizzazione della galleria Il Diaframma. Un portfolio nella rivista e una mostra al Diaframma prometteva, di corsa, a quanti gli sottoponevano i loro portfolio. Dimenticava sempre che la rivista aveva un centinaio di pagine e le stanze della galleria solamente quattro pareti. Alla fine c’era sempre qualcuno che brontolava. Lo conoscevo bene. Ricordo ancora la sua guida spericolata sui tornanti del piccolo San Bernardo, all’andata e al ritorno dalla Photokina. Grazie a lui conobbi, di persona, fotografi che conoscevo solamente dai libri di fotografia. Incontrai fotografi che sarebbero, grazie a lui, usciti dall’anonimato della provincia per poi dimenticarlo e tre volte rinnegarlo. Lo conoscevo bene e, talora, erano confronti duri. Le riunioni di redazione, a ore impossibili, a casa sua, in quel bellissimo attico che s’affacciava su Sant’Ambrogio, non erano noiosi scambi di opinioni. Su tutti vegliava e sopiva e mitigava la paziente e dolcissima moglie. Era la fotografia dei bei tempi andati, quando in edicola scoprivi tredici mensili specializzati. E tutti vendevano copie a numeri di quattro zeri. Lo conoscevo bene. Non furono indolori le mie dimissioni, date per passare a un nuovo mensile che Mondadori stava facendo uscire. Negli anni seguenti le nostre vite s’incrociarono spesso. Il mondo della fotografia è piccolo. Le asprezze si mitigarono e furono anche abbracci ad ogni incontro. Lo conoscevo bene: pasticcione, caotico, brillante, acuto, generoso, disinteressato. Tutti gli dobbiamo qualcosa. E.P.