Sigma è sempre stato un costruttore di obiettivi, cosiddetti universali, attento alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Tecnologie che sempre più rendono interdipendenti obiettivi e fotocamera. Già da tempo all’interno di zoom e focali fisse troviamo microchip che dialogano con i loro omologhi della fotocamera. In altre parole: l’obiettivo è sempre meno una costruzione meccanica di vetro e metallo e sempre più un vero dispositivo opto-elettronico per trasmette la luce al sensore.
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Sigma con gli ultimi tre nuovi obiettivi è andata un passo avanti. L’elettronica, al loro interno, è aumentata, tanto da consentire al fotografo di diagnosticare malfunzionamenti o, addirittura, modificare creativamente alcune prestazioni grazie a un particolare accessorio denominato USB Dock. Ha l’aspetto di un anello adattatore, ma non lo è. Una volta inserito l’obiettivo da controllare nell’innesto, si collega il Dock al computer, nel quale si è in precedenza scaricato il relativo software. A questo punto non resta che diagnosticare, riparare o variare parametri, uno fra tutti il back focus, tramite tastiera e mouse.
Per ora gli obiettivi predisposti sono gli ultimi tre: il 120-300mm F2.8 DG OS HSM S; il 35mm F1.4 DG HSM A; il 17-70mm F2.8-4 DC Macro OS HSM.
Man mano che altri obiettivi aggiorneranno il catalogo anche questi saranno predisposti per il Dock USB. Nell’attesa da sottolineare che i tre obiettivi sono tutti costruiti con un particolare e nuovo materiale, che garantisce una stabilità dimensionale, nelle più avverse condizioni, superiore a quella offerta dai normali metalli e materie di sintesi. L’innesto, inoltre, è realizzato in un unico blocco di ottone, che garantisce una perfetta unione con l’innesto della fotocamera e una lunga durata nel tempo.