Non più pixel ma litry? La domanda, forse, sarebbe più adatta a un club di alcolisti anonimi e non ad uno di fotografia. Al di là della inevitabile battuta, c’è qualcosa di nuovo nel mondo della fotografia, anzi, d’antico. La prima Lytro, la speciale fotocamera inventata dagli studenti dell’Università di Standford, California, vide la luce nel 2006. Un’eternità per il mondo della tecnologia.
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Come succede negli USA: da una buona idea è nata un’azienda che la realizza. In questi giorni giornali, siti web e blog sono pieni di articoli che annunciano la svolta epocale della fotografia: la fotocamera Lytro. Nei siti e nei giornali generalisti, quelli che scrivono di tutto, pur sapendo di niente, è tutto un: è morto il Re, viva il Re. Le nuove e progressive sorti della fotografia sarebbero nella Lytro.
Circa le sue caratteristiche si fa una gran confusione, comunque una entusiastica confusione. Scatti la foto, magari anche a occhi chiusi, e in post produzione ne fai saltare fuori il capolavoro da Pulitzer. Puoi decidere tu, dopo aver scattato, cosa dev’essere a fuoco; puoi, addirittura, cambiare la prospettiva e via entusiasmando. C’è chi si spinge a dire che il miracolo sarebbe possibile perché il sensore cattura 11 milioni di raggi di luce. Non uno di più, non uno di meno. E vagli a spiegare che i raggi di luce non sono come quelli della bicicletta, che puoi contare uno a uno. Tant’è: in epoca di copia e incolla e di esperti che chiamano “lente” un obiettivo non c’è da aspettarsi di più.
Il sito di Lytro (www.lytro.com) riporta un comunicato stampa molto commerciale, iperbolico. Basta tradurlo, male e spiegarlo, per nulla. Una piccola ricerca su Internet, spulciando lo stesso sito di Lytro e dell’Università di Standford, serve a fare un po’ di chiarezza. Lytro non fa miracoli e non stravolge le leggi dell’ottica fotografica. Il risultato che offre è la possibilità di mettere a fuoco, in post produzione, qualsiasi punto della fotografia. Come dimostrano gli esempi pubblicati nello stesso sito di Lytro. Tutto qui. La prospettiva è quella solita. Quella che adottava, nel ‘700, il Canaletto dipingendo con l’aiuto della Camera Obscura. Il sensore della Lytro misura 4.6x4.6 millimetri, piccolissimo, quindi.
E’ coperto da microlenti, cento per ciascun pixel indica la scheda tecnica, che catturano l’informazione proveniente da raggi luminosi anche molto laterali. Il segreto sta nella piccolezza del sensore che, già da sola, offre una gran profondità di campo. Poi interviene il software di post produzione. Il resto è marketing. La fotocamera proposta somiglia a quelle di ultima generazione, è dotata di obiettivo zoom che arriva fino alla focale di 250mm, è dotata di touch screen e WiFi. Insomma: un buon lytro di consueta tecnologia. Il prezzo, negli USA, è intorno ai 1.900 dollari. Naturalmente, appena distribuita in Italia, saremo i primi a testarla.