Da noi il Photoshow, erede del mitico SICOF, è morto. La Photokina, in Germania, non sta affatto bene. Nella parafrasi di una celebre battuta di Woody Allen potremmo condensare il giudizio sull’edizione 2018 della Photokina:
die Messe, femminile, mi raccomando. Non Il Photokina.
Siamo a Colonia, sul Reno e ricordare il Götterdämmerung non è fuori luogo. L’anagrafe m’impedì di partecipare alla prima edizione: quella del 1950. La mia prima volta fu nel 1976 e da allora, ogni due anni, con inesorabile cadenza, Photokina è stata imprescindibile appuntamento. La fotografia era moda e la fotocamera l’oggetto più tecnologicamente avanzato che potevi esibire. Oggetto del desiderio e per soddisfare desideri.
Perdurava ancora l’eco di Blow Up, il film di Antonioni e la guerra in Viet-Nam era terminata il 30 aprile del 1970. Muoversi fra affascinanti modelle o fra le risaie del Mekong, con la fotocamera al collo, era il sogno di molti giovani. Robert Capa non era ancora autore da galleria, da appendere alle pareti con stampe fine art.
I produttori, sempre più dai Paesi del lontano Oriente, attendevano l’appuntamento biennale per presentare le loro novità. Se eri un bravo cronista e avevi le conoscenze giuste, potevi, addirittura, avere accesso agli ufficetti, nel retro degli stand, dove, di straforo, ti lasciavano dare un’occhiata in anteprima ai progetti in essere. Oltre che alle novità del momento. Le redazioni dei giornali di fotografia, mensili, lasciavano aperto almeno un sedicesimo per non bucare la notizia. Per chi non ha vissuto quei tempi, sedici pagine erano il modulo base di stampa.
Poi, per piccoli, inavvertibili ma ineludibili passi tutto cambiò. Arrivò internet, la strada per far correre veloci le notizie: scrivevi al computer ed era come essere in redazione. Dépliant e brochure su carta, che ti appesantivano a dismisura la valigia, ma erano fonte da cui trarre futuri articoli, poco a poco furono sostituiti da comunicati stampa via mail, memorizzati su CD e poi su chiavette. Le aziende si accorsero che il giornalista, al quale affidavano indiscrezioni, poteva essere sostituito dai siti di rumors.
E siamo ad oggi, anno 2018. Le fiere, la Photokina non è più la fonte di novità inaspettate. Le Case fotografiche non attendono una Fiera per presentare novità. Lo fanno prima, in quella vasta e universale piazza che è il web, con presentazioni in diretta. Prima ancora, lasciano sapientemente trapelare, nei siti di rumors, quanto loro aggrada. Ed è un fiorire di blogger che, addirittura senza aver visto fisicamente la novità, si lanciano in stroncature o celebrazioni. Così va il mondo, avrebbe detto Manzoni. E’ il web bellezza, gli avrebbe fatto eco Bogart.
E siamo a questa Photokina 2018. I dati, quelli ufficiali dell’ufficio stampa, registrano 812 espositori, contro i 983 dell’edizione passata. Di questi 812, il 69% proviene dall’estero. Non c’è da stupire: la grande industria fotografica ed elettronica non è certo tedesca. I soli dati dicono poco, se non integrati da una spiegazione. E la spiegazione non può che essere ancora cercata alla vecchia maniera. Non frequentando internet, ma consumando le suole delle scarpe in fiera. Sì, i soliti grossi nomi c’erano, gli spazi occupati grandi, forse troppo rispetto alla calca che trovavi nelle edizioni passate, nei medesimi stand. O in quelli degli illustri da tempo scomparsi: Agfa, Ilford, Kodak, Polaroid. Nel campo degli apparecchi, novità vere ce n’erano poche. Di Canon e Nikon avevamo già avuto tra le mani le nuove mirrorless; di Fujifilm, Panasonic erano già filtrate abbondanti indiscrezioni. Sony ha fatto una surreale conferenza stampa per annunciare, al colto e all’inclita come si diceva una volta, che non aveva nulla da dire, se non l’ovvia affermazione di marketing che le sue mirrorless sono migliori di quelle della concorrenza. Di mirrorless Zeiss e dintorni poco importa. Come si dice: non fanno numero, al massimo singolare curiosità.
Restano i piccoli stand di piccoli produttori cinesi, orientati verso accessori quali gimbal, obiettivi rigorosamente manuali, filtri. Anche i droni, curiosità della precedente edizione, non volavano alto. E il settore professionale? Beh, il fatto che non occupasse più un intero, grande padiglione, la dice lunga. Alla fine la novità più importante non è stata una fotocamera, un obiettivo ma un accordo tra produttori: Leica, Panasonic e Sigma hanno dato vita a un nuovo innesto obiettivi comune. E’ iniziata ufficialmente l’era delle mirroless. Un’era che, sempre più, farà a meno delle fiere di prodotto.
Photokina 2018, cala la tela, in sottofondo la Cavalcata delle Valchirie: Götterdammerüng. Appunto. E.P.