Dalla pellicola siamo passati al sensore digitale, dalla fotocamera a telemetro siamo transitati attraverso reflex e mirrorless. dalle fotografie su carta a quelle elettroniche...
Dalle fotografie stampate su carta da incorniciare nel salotto buono o da guardare nelle pagine dei giornali, alle immateriali immagini negli schermi di computer e telefonini. Ma l’equivoco, tra bella fotografia e fotografia che piace è sempre il medesimo. Il mezzo è il messaggio, affermava il semiologo Mc Luhan nel saggio ”Understanding media” pubblicato in Italia con il titolo, un po’ fuorviante, de “ I mezzi del comunicare” (Il Saggiatore, Milano, 1967). La traduzione letterale, più precisa, sarebbe “Capire i media”.
La carta era un mezzo che veicolava immagini, lo schermo di un computer è un mezzo che veicola immagini. Eppure, a ben guardare, ben poco, nel nostro caso, influiscono sul messaggio. A meno che non si consideri l’immagine fotografica il mezzo. Se mettevate davanti agli occhi della iconica casalinga di Voghera la stampa di un banale tramonto, di quelli rosso pomodoro, sorridendo vi diceva che quella era una bella fotografia. Condividete nei social la medesima immagine e sarà un diluvio di clic. Bella la fotografia o accattivante il tramonto? Cambia lo strumento di visualizzazione, cambiano le generazioni ma l’equivoco rimane.
Nei giorni passati ho fatto un esperimento. Ho pubblicato la foto di un grazioso scoiattolo che frequenta il giardino del condominio dove abito. Una foto semplice, ottenuta senza particolari difficoltà o studio. Anzi, qualche difetto l’aveva. Ebbene: un diluvio di clic. Anche da parte di apprezzati fotografi. Passano gli anni, crescono nuove generazioni ma l’immagine che “vende”, in questo caso si aggiudica più clic, è sempre quella che fa più tenerezza. A prescindere. E.P.