La fotografia è sempre stata come la diligenza del film Ombre Rosse. Anzi: di più. Tutti, non solo gl’indiani, vogliono salirvi. E ciascun assalitore crede, e spera, che la diligenza sia quello che
immagina. Per alcuni è il forziere pieno di monete d’oro, per altri l’avvenente signora, per altri ancora il motivo di un gesto di sfida all’autorità. Anche la fotografia, come la diligenza, è un contenitore, riempito dei nostri desideri. O delle nostre necessità.
Per anni e anni la fotografia è stata quel traballante contenitore su ruote di legno trainato da cavalli. Poi tutto è cambiato. La diligenza continua a correre, ma ruote di legno e cavalli hanno lasciato il posto a un motore che spinge pneumatici. Gl’indiani non se ne sono accorti e continuano a inseguirla a cavallo. La distanza aumenta. Il forziere con l’oro, quella bella signora, il beau geste s’allontanano. Allora c’è chi corre dal più vicino concessionario di auto, chi rinuncia e chi fa dietro front. Cristoforo Colombo non proponeva forse di buscar l’Oriente per l’Occidente?
Contrordine fotografi è l’attuale parola d’ordine dell’editoria fotografica. Finora vi abbiamo catechizzato con grafici, test MTF, vi abbiamo fatto sognare con l’ultimissimo modello. Contrordine, non volevamo dire che, grazie a tutta quella tecnologia, le vostre foto sarebbero state migliori. Volevamo affermare il contrario: tutta quella tecnologia non serve. Basta una compattina da quattro soldi per liberare l’artista che è in voi. Le campagne pubblicitarie di cui abbiamo campato? Spiritose invenzioni. In fin dei conti ogni persona sana è un malato che non sa di esserlo. Lo affermava il dottor Knock ne Le Triomphe de la Médecine, pièce di Jules Romains. E.P.