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Morto un Barnum se ne fa subito un altro. La notizia è recente, un lancio ANSA del 17 gennaio: dopo 146 anni il circo Barnum chiude. Era un’istituzione, come la Scala per la lirica.

Il più grande spettacolo del mondo, lo definiva nei manifesti pubblicitari Phineas Taylor Barnum, il suo inventore. Dentro c’era tutto quanto potesse stupire: dalla donna cannone, al nano alto un pollice, passando per statuarie trapeziste e animali feroci. Per tacere dell’uomo a due teste o della nutrice di George Washington. Questa presentata quando avrebbe dovuto avere 160 anni.

 

La Colonna Infame, il Circo Barnum chiude, nani e ballerini nel web della fotografia

 

Non solo su freaks, scherzi di natura, erano basati i suoi spettacoli. Scritturò anche Jenny Lind, soprano svedese dalla voce incantevole e famosa in tutto il mondo.

L’aneddotica, sul conto di Barnum, si spreca. A un giornalista, che gli chiedeva il segreto del successo, si dice rispondesse icasticamente:” non ho mai sopravvalutato l’intelligenza del mio pubblico”. Un’altra volta pregò l’intervistatore di affacciarsi alla finestra e guardare la gente che passava per strada. Poi gli domandò: “Su cento persone che ha visto, quante crede siano intelligenti?” “…venti…?” azzardò il giornalista. “Bene – rispose Barnum – io lavoro per le altre ottanta”.

Chiude il circo Barnum, la grande illusione si è trasferita on-line. Titolava il relativo pezzo il quotidiano La Stampa. Una maliziosa associazione di idee mi ha fatto venire in mente i nani e le ballerine che affollano il web della fotografia. Scritturati più per i loro giovanili brufoli, che per esperienza in materia. Più per la loro iattanza che per la conoscenza. Un collega, partecipe di un affollato avvenimento sponsorizzato da un fabbricante di fotocamere, dovette insegnare a uno di questi “esperti” come s’inserisce l’obiettivo al corpo macchina. Benvenuti nel meraviglioso mondo di blogger, influencer ed elettronica di consumo: il più grande spettacolo del mondo. Avrebbe detto Barnum. E.P.

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